“E’ necessario ricalibrare il CBAM, il Carbon Border Adjustment Mechanism, per proteggere il piu’ possibile le industrie italiane ed europee che si occupano di acciaio e generazione elettronica“. Lo dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa.
Questo meccanismo nato con l’obiettivo di individuare i prodotti ad alta intensita’ di emissioni di carbonio in ingresso nell’area UE e pensato per correggere i vantaggi sfruttati da quei produttori che sceglievano di spostare le proprie attivita’ in aree extra UE, con leggi meno rigorose in termini di controllo e misurazione delle emissioni.
“Si tratta di una misura – spiega Camisa – che presenta alcune criticita’. In primo luogo, la mole di informazioni da raccogliere per la quantificazione delle emissioni e’ significativa. Per ogni merce importata, le nostre imprese devono fornire dati sul sito in cui la merce e’ stata prodotta, il tipo di processo produttivo impiegato, le fonti emissive e le emissioni dirette e indirette di ciascun processo produttivo. La quasi totalita’ di questi dati deve essere fornita dai produttori delle merci importate dislocati nei Paesi terzi di importazione che si rivelano spesso poco edotti sul meccanismo e poco inclini a collaborare. Le imprese europee importatrici sono cosi’ esposte a costi di transazione e a potenziali rischi di sanzioni. In secondo luogo, la Commissione sembra non aver considerato il fatto che, se si aumenta il protezionismo ambientale sulle materie prime, lasciando pero’ liberi i prodotti finiti extra Ue di entrare nel mercato comunitario, si produce un danno al settore della trasformazione e si accelera il processo di de-industrializzazione in corso“.
“Come Confapi – conclude Camisa – riteniamo necessario lavorare immediatamente con le istituzioni per evitare che il CBAM abbia ricadute molto negative sui trasformatori: il rischio vero che i Paesi esportatori decidano di fare all’interno piu’ processi per bypassare la tassa creando danni in particolare alle nostre piccole e medie industrie“.