12 aprile 2022
Si è svolta questa mattina la 10ª riunione del “Tavolo permanente per il partenariato economico, sociale e territoriale” per discutere in merito alle progettualità del Pnrr in capo al Ministero per il sud e la coesione sociale. Per Confapi è intervenuto il vicepresidente nazionale Francesco Napoli. Gli investimenti complessivi previsti dal Pnrr e dal Fondo complementare ammontano a 222,1 miliardi di euro, di questi circa 82 miliardi di euro sono assegnati alle regioni dell'Italia meridionale (40% delle risorse complessive). Oltre ai finanziamenti del Pnrr, al Sud saranno destinati anche 8,4 miliardi provenienti dal React‑EU, 54 miliardi dei Fondi strutturali e di investimento europei, 58 miliardi del Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (sino al 2030) e circa un miliardo del Just Transition Fund. L'obiettivo è di risolvere i problemi storici del Mezzogiorno valorizzandone le potenzialità attraverso investimenti declinati in varie missioni: digitalizzazione, innovazione, competitività; rivoluzione verde e transizione ecologica; infrastrutture per la mobilità sostenibile; istruzione e ricerca; inclusione e coesione; salute. Nel suo intervento il vicepresidente Napoli ha rimarcato l’importanza di rendere la pubblica amministrazione maggiormente efficiente per fare in modo che tutte le misure e gli investimenti previsti per il Sud possano trovare piena attuazione. I tempi, i costi e la farraginosità della nostra burocrazia costituiscono un problema che impatta negativamente il Paese. E’ essenziale creare le condizioni per applicare finalmente il principio dell’“once only”, per semplificare le procedure delle pubbliche amministrazioni attraverso una sola istanza, una sola piattaforma, una sola risposta ed un solo controllo. Molti investitori stranieri rifiutano di trasferirsi in Italia e nel sud in particolare a causa delle enormi difficoltà del nostro sistema burocratico che non ha eguali rispetto ai principali partner europei. Secondo il vicepresidente di Confapi la vera scommessa sul Pnrr si potrà vincere solo se il Paese Italia riuscirà ad attrarre investimenti privati sia interni che esterni, tenendo in considerazione chela maggioranza delle risorse sono a debito mentre soltanto una parte è a fondo perduto.
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