15 giugno 2022
Stipendi troppo bassi? La questione esiste, e le piccole e medie imprese sono pronte ad affrontarla a viso aperto. Il Presidente di Confapi Vicenza e Pedemontana, William Beozzo, lancia un appello alla politica e alle istituzioni, da una parte, e alle parti categoriali e sindacali, dall'altra, a unirsi per mettere finalmente mano, tutti insieme, ad un problema da troppi anni irrisolto, nell'interesse di tutti.
«La crisi economica esplosa con la pandemia, e oggi aggravata dalla guerra in Ucraina, sta portando a tensioni sociali crescenti e sempre più evidenti. L'inflazione e i rincari stanno mettendo pressione tanto alle aziende, quanto ai lavoratori e alle rispettive famiglie. E le esigenze di chi offre lavoro e chi lo svolge, o lo cerca, si incrociano sempre più difficilmente. Da qui partono reciproche accuse. Chi fa impresa viene invitato a pagare di più, chi lavora a darsi più da fare. Ma la verità è che in questa disputa sociale spesso non esistono buoni o cattivi, vittime o prevaricatori. E che il vero problema da affrontare è solo uno: il costo del lavoro elevato, che limita la possibilità delle aziende di garantire retribuzioni adeguate, mantenendo un freno ai consumi, chiudendo le porte a nuove assunzioni o stabilizzazioni dei rapporti lavorativi (tanto da trovare una forma di “concorrenza” nel reddito di cittadinanza) e sollevando un clima di mancata serenità e tensioni che potrebbero sfociare in situazioni pericolose, da non sottovalutare».
L'associazione Confapi Vicenza e Pedemontana, va ricordato, è nata due anni fa in un momento economico particolarmente complesso con l'intento dichiarato di mettere al centro le Persone: imprenditori e manager, così come i lavoratori, i collaboratori e le rispettive famiglie, ovvero il tessuto sociale territoriale. Questo nella convinzione che una vera crescita può essere perseguita soltanto in forma collettiva, sistemica e armoniosa tra le parti. Per questo il Presidente, William Beozzo, oggi come ieri rifiuta il “muro contro muro” e spinge il Governo a seguire la strada di un intervento shock per abbattere il cuneo fiscale, ossia la differenza tra gli stipendi lori e il netto percepito, per favorire nuove assunzioni e stabilizzazioni, lasciando più soldi in busta paga. Il Governo, a tal proposito, sta già lavorando, ma dalle prime ipotesi emergono cifre insufficienti e misure circoscritte, che delle difficoltà legate ai rincari degli ultimi mesi. «Questo intervento va fatto in maniera sostanziale e con coraggio, con l'obiettivo finale di spingere i consumi – insiste il Presidente – e quello intermedio di dare ossigeno alle imprese e ai lavoratori, favorendo condizioni migliori sia nelle retribuzioni che nella stabilizzazione dei rapporti di lavoro, e assottigliando le distanze tra le richieste e le offerte di lavoro, almeno laddove le esigenze e le disponibilità in termini di competenze possono incrociarsi».
Chiaramente l'abbattimento del cuneo fiscale non basterebbe di per sé a risolvere tutti i problemi. Servono anche interventi tampone per limitare gli effetti negativi dei fenomeni congiunturali, come il caro energia e i costi di produzione o dei trasporti. E servono politiche per una formazione sempre più allineata alle esigenze del mercato del lavoro, sia in ambito scolastico che in un'ottica di riqualificazione delle risorse professionali. Ma la detassazione del lavoro resta una misura prioritaria per favorire la crescita e il benessere collettivo, a vantaggio di tutti. E l'auspicio di Confapi Vicenza e Pedemontana è che questo appello possa trovare un coro unanime, dalla politica, dalle categorie e dalle parti sindacali.
«In tempi passati, e meno difficili di quello attuale – ricorda Beozzo – tanti lavoratori hanno trovato nelle piccole e medie imprese una seconda famiglia alla quale si sono legati per sempre per crescere professionalmente e costruirsi un avvenire. Fortunatamente questi legami professionali e personali tra imprenditore e lavoratore ancora esistono nelle nostre realtà, ma sono messi sempre più a dura prova, soprattutto per quanto riguarda i rapporti nascenti in prospettiva futura. Non vogliamo rinunciare a tutto questo, e faremo del nostro meglio per creare le condizioni che, per tanti anni, hanno fatto crescere la nostra economia e portato benessere, non solo economico, ai nostri territori».
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